Rastignac, Il Diavolo (Rastignac, The Devil, 1954) by Philip Josè Farmer

Rastignac, Il Diavolo (Rastignac, The Devil, 1954) by Philip Josè Farmer

autore:Philip Josè Farmer [Farmer, Philip Josè]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-10-10T16:00:00+00:00


7

L'alba ruppe la guardia della notte e tracciò un solco scarlatto sulle colline verso oriente e le Sei Stelle Volanti svanirono alla vista come un filo di perle splendenti immerso in una bottiglia di inchiostro.

Rastignac fermò l'affaticata Renault in cima alla collina e osservò il paesaggio che si stendeva per miglia sotto di lui. Il castello di Mèferity, un'alta torre rosata ad archi rampanti, si stagliava contro il sole nascente; si ergeva su un'altra collina vicino alla spiaggia. La campagna circostante appariva come il sogno colorato di un folle: per Rastignac persino le sfumature erano come un pugno in un occhio. Il verde brillante, per esempio, gli sembrava velenoso; quel rosso fiammante era sangue, il giallo smorto, catarro; il nero vellutato, funereo; quel bianco smagliante, verminoso.

«Rastignac!» La voce profonda e vibrante d'irritazione di Mèferity.

«Che c'è?»

«Che facciamo adesso?»

Jean-Jacques rimase in silenzio. Archambaud parlò in tono lamentoso.

«Non sono abituato ad andare in giro senza la mia Pelle. Le cose mi sfuggono. Una è che non so che cosa tu stia pensando, Jean-Jacques. Non so se sei arrabbiato con me, se ti sono simpatico oppure indifferente. Non so dov'è l'altra gente. Non sento la gioia dei piccoli animali che giocano, la libertà del volo degli uccelli, l'invisibile moto dell'erba che cresce, la dolce brama di accoppiarsi dello scarabeo dalle lunghe corna, il ronzio delle api che lavorano alla costruzione dell'alveare, la fiera stupida arroganza del gigantesco duexnez mangiacavoli. Non sento più niente senza la Pelle che ho portato per tanto tempo. Mi sento solo.»

Rastignac rispose: «Non sei solo; io sono con te.»

Lusine parlò a bassa voce, fissandolo con i suoi grandi occhi scuri.

«Anch'io mi sento sola. Non c'è più la mia Pelle, la Pelle che mi diceva come agire in accordo con la saggezza di mio padre, il Re degli anfibi. Ora che non l'ho più e non posso più udire la sua voce attraverso le vibrazioni del timpano, non so che cosa fare.»

«Per il momento,» replicò Rastignac, «farai ciò che ti dico io.»

Mèferity ripetè: «E allora?»

Rastignac si riscosse. Disse: «Ora andiamo al tuo castello, Gigante. Useremo la tua fucina per rendere aguzze le punte delle nostre spade, cosi che possano trapassare il corpo di un uomo da parte a parte. Non impallidire! E' cosi che dobbiamo fare. E poi prendiamo la tua oca dalle uova d'oro, perché dobbiamo avere denaro, se vogliamo agire in modo efficiente. Dopo di che compreremo o ruberemo un battello e andremo in qualunque luogo dove il terrestre sia tenuto prigioniero e lo libereremo.»

«E poi?» chiese Lusine, con gli occhi scintillanti.

«Ciò che farete voi, dopo, è affar vostro. Quanto a me, lascerò questo pianeta per viaggiare col terrestre verso altri mondi.»

Silenzio. Poi Mèferity disse: «Perché andar via?»

«Perché non c'è nessuna speranza per questa terra. Nessuno vorrà fare a meno della Pelle. Le Beau Pays è condannato a una vita da loto. E questo non fa per me.»

Archambaud indicò con il pollice la ragazza anfibia. «E la sua gente?»

«Potrà vincere, la gente dell'acqua. Ma che differenza farà? Sarà solo lo scambio di una Pelle con un'altra.



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